Bennato / Raiz

La radio nella società del web (Bennato – Raiz)

Se gli artisti emergenti confidano pienamente sulle piattaforme sociali per condividere e fare conoscere i propri contenuti, gli artisti affermati (parlo delle interviste fatte ad Edoardo Benanto e a Raiz) fanno riferimento a mediatori:

Edoardo sottolinea l’importanza della radio, che ci accompagna nelle nostre giornate di code automobilistiche e iper-shopping ed è in grado di suggerire un’ampia gamma di scelte musicali, più o meno su misura per noi;

anche Raiz nella intervista per Bloggo parla delle major e della esposizione che riescono a garantire, anche lui individua nella radio un Trend Setter molto in evidenza, un operatore in grado di indirizzare le ricerche degli utenti;

la rete compete con la radio, continua Raiz, proponendo altri intermediari, altri trend setter, dj, operatori del settore, siti specializzati, mediatori di un mediatore più grande,  i quali ne bilanciano l’egemonia e tuttavia generano un effetto bizarro e invece di orientare l’ascoltatore lo confondono con l’eccesso di informazioni, cose da ascoltare, siti da visitare ecc..

Nella mia ottica pessimistica avrei pensato dunque alla consueta strategia di condizionamento da parte della radio, che era propria dei mass media: 

nel caso di Edoardo Bennato, che di esperienza con media e pubblico ne ha davvero tanta, non c’era questo riferimento alle dinamiche di plagio tutt’altro… nell’intervista ha più volte richiamato l’idea di autorevolezza, riferendosi a mediatori con un importante reputation capital a base di credibilità, fiducia, stima da parte di singoli individui o di gruppi, mediatori in grado di proporre, suggerire, segnalare le scelte musicali.

La Radio dunque come media aggiornato che deve conquistarsi una credibilità e una reputazione.

Nel caso dell’intervista a Raiz invece c’era una esplicita critica a talune modalità tutte italiane: per esempio il fatto che le radio diffondano esclusivamente gli artisti che producono senza lasciare spazio a quelli che provengono da un ambiente diverso o che sono autoprodotti.

In questa visione la radio è un media che opera con una strategia di vecchio stampo, ostacolato  da altri trendsetter che ne mettono in discussione l’autorità.

Non dimentichiamo che la radio e gli altri media cosidetti tradizionali, testate giornalistiche, televisione e propagande destinate ad un ampio pubblico, si sono debitamente adeguati alle nuove tecnologie e dispongono di strumenti quali Podcast, Feed RRS, che rendono i contenuti on demand, cioè personalizzati;

presenti e attivi sulle piattaforme sociali, instaurano una relazione continuativa ed individuale con un pubblico che non è più massa, ma insieme di individui;

radio e televisione conservano un ruolo DECISIVO, sebbene non esclusivo, nell’influenza sul gusto e nella distribuzione dei contenuti, in questo caso musicali.

Grazie ad Edoardo e Raiz per avere condiviso la loro esperienza, grazie per le riflessioni, la disponibilità, la gentilezza e soprattutto …grazie per la buona musica!!

Quanto ad ascoltare musica on line:

Raiz si perde nell’overload delle informazioni e non compra nulla;

Edoardo (glielo sentirete dire nell’intervista) parte dalla metà del brano per poi tornare all’inizio solo se il brano è di suo gradimento… eheheh!!

allora non ascoltare dall’inizio è pratica diffusa, ma la radio la consente? Si certo, nei Podcast!

un chitarrista serio si riconosce (anche) dalla lingua…

La stessa grinta di sempre, Ritmo & Blues

le domande per Edoardo sono stampate, si va…

3 thoughts on “Bennato / Raiz

  1. credo che il concetto che la radio e la televisione conservino un ruolo decisivo nell’influenza della musica sulle masse e’ molto riduttivo…io ormai non ascolto piu radio, se non quando sono in macchina, o guardo la televisione…il concetto e’ un altro a mio parere…prima di tutto non c’e’ radio o televisione oggigiorno che non sia asservita a qualche manipolatore di strapazzo che non capisce un cazzo ne di musica e ne di contenuti…io vivo a Londra da un po di tempo, come tu ben sai, e i luoghi dove scopro nuove tendenze e nuovi percorsi musicali, sono i centri di distribuzioni indipendenti e i concerti…i live, quindi luoghi di associazione a delinquere per musicisti e adepti alla musica, nei quali scoprire nuovi talenti…la radio passa solo stronzate, e l’italia resta lontana anni luce ancora da quello che si puo’ vedere e ascoltare in citta’ come Londra, Berlino o il piu piccolo centro urbano in Olanda…anyway cmipiace il tuo blog, solo oggi ho avuto il piacere di vederlo perche’ ho ‘sentito’ via twitter Marco Messina e ho visto la tua intervista pubblicata su youtube…Bloggo Mentale, in bocca al lupo…

  2. Ciao Fabio,

    graazie mille per avere condiviso il tuo commento!

    IMPORTANTISSIMO suggerimento quello di non dimenticare i LUOGHI (centri di distribuzioni indipendenti) e il RUOLO DEI CONCERTI, della musica dal vivo!
    A presto spero di fare un pezzo su questo, se trovo lo spunto e l’interlocutore giusto!!

    Fermo restando che le radio hanno moltissime pagine web, mandano live streaming, interviste ad artisti che ci piacciono, hanno speaker, djs che ci piacciono e che ci fanno schifo e TRAMITE tutti questi personaggi e strumenti on line innesca una dialettica con noi.

    Ti faccio l’esempio:
    io seguo (ancora) un dj che mi hai fatto conoscere tu quando passavamo musica insieme, non dico il nome del dj, ma dico che lui pubblica le sue playlist in speciali eventi on line e io le scarico, e le studio per ri-ascoltare gli artisti che mi sono piaciuti!
    Poi penso che, guarda caso, lui lavora per una casa discografica molto famosa, è una grande firma ed è certamente PAGATO PROFUMATAMENTE per fare quello che fa.
    (queste playlist sono un pò come il promo-dj degli anni 80).

    Ecco questo dj è un trend setter! Uno che ha la mia stima, una fiducia che si è conquistato sul campo, con serate, dischi ecc e CON QUEL FAMOSO CD CHE MI PORTASTI TU UNA SERA al tempo stesso è un mediatore della sua casa discografica, mantiene qualità per non perdere i suoi affezionati, propone quasi sempre artisti validi e spesso artisti della sua etichetta.

    Ovviamente le Radio, come dicono Raiz e Bennato, hanno un bel pò di trend setter che mediano per loro, le radio PRODUCONO gli artisti, li promuovono a più non posso e i loro programmi sono trasmessi ad un pubblico assai assai ampio: sono trasmesse nei negozi, negli ipermercati, in auto; al contempo utilizzano anche gli strumenti dei new media per personalizzare il dialogo con l’utente, hanno pagine web, hanno il lavoro di tanti mediatori, podcast, feed rrs, ecc… insomma Fabio, per grazia ricevuta ognuno può farsi la propria cultura musicale e la propria ricerca, come vuole ma resta che sulla mia pagina musicale ci sono 300 persone e nella pagina di quel dj famoso che ne sono 3 mila milioni e vedi tu chi è un trend setter….

    Ricapitolando:
    LUOGHI FISICI + CONCERTI + CD MASTERIZZATI DA AMICI = tutte cose da inserire nei processi di scambio… grazie Fabio da Londra!

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  3. Credo si debba distinguere tra chi abbia anche un minimo di cultura musicale e chi invece ascolti-la-musica-che-capita.
    I PRIMI, generalmente hanno le loro fonti: riviste, radio, siti web, blog.
    I secondi non più di tanto.
    I PRIMI, sanno che nel ‘p(i)attume della radiofonia italiana, ci sono cmq programmi di qualità: per es., MobyDick e MusicalBox su RAI RADIO 2, Battiti su RAI RADIO 3, vari programmi curati dalla crew di Luca de Gennaro su RADIO CAPITAL, taluni conduttori della programmazione notturna di RAI RADIO 1 (Rai Stereonotte), su RADIO 2 anche RAITUNES, per quelli che riescono a resistere alla voce di Alessio Bertallot (…)..
    Certo cmq che, in generale, non c’è una-stazione/radio-una che si possa lasciare accesa per alcune ore, continuativamente, senza doversi sorbire insopportabili schifezze e pubblicità a volontà.
    Dico questo pensando non solo a RTL, RDS, o Radio KISSKISS (che vorrei radere al suolo e cospargere di napalm … !!!), ma anche a stations che pretenderebbero di essere “alternative” come VIRGIN RADIO, RADIO h2o, RADIO IBIZA.

    Quindi, nel panorama della radiofonia, troviamo punte di alto livello e qualità, che brillano su un panorama di schifezze musicali, conduttori idiotissimi e decrepiti, e spazi pubblicitari di durata infinita.

    I “PRIMI” di cui si diceva sopra (quelli che hanno una certa cultura musicale), negli anni 80, per es., avevano (per dirla come parlano le scienziate … -) quale Trendsetter, la Bibbia … ovvero Rockerilla. E poi c’erano i negozi di dischi di Roma, quelli toscani, o quelli di Bologna e dintorni, che facevano la vendita per corrispondenza, per cui periodicamente inviavano quei fogli fotocopiati, scritti in corpo 10, in bianco e nero, con liste interminabili di gruppi ed albums.
    “Consorziandosi” con un gruppo di amici, si esaminavano quelle liste, si consultava la Bibbia (…) e poi si acquistava. Successivamente si “facevano le cassette”, per cui noi stessi diventavamo, a nostra volta, Trendsetter …

    In conclusione, credo che oggi, in Italia, radio (e tv) riescano a “fare tendenza” inseguendo il grande bacino dei “passivi” seguaci/ascoltatori della musica commerciale; per contro, coloro i quali abbiano una cultura musicale, solitamente non si fanno raggiungere dalla radio, bensì sono essi stessi che vanno a cercare qualcosa di preciso, ed in parte già noto, sulle frequenze in fm.

    Ciò detto, resta il fatto che cmq la radio per me continua ad essere la Regina dei Media … mi piace tantissimo sentire il suono ‘sporcato’ da quel lieve rumore di fondo delle frequenze radiofoniche, che altro non è che il rumore di fondo che attraversa l’universo (questa è scienza, e non poesia … io aborro la poesia … -)))

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